Un mio autoritratto? Avrei voluto avere i capelli della venere di Botticelli, il sorriso della Gioconda, gli occhi alla Picasso, il collo alla Modigliani, i colori di Matisse, il corpo scolpito da Canova e la grazia delle muse Preraffaellite; avrei voluto essere di una bellezza fredda e smaltata alla Otto Dix per giocare una partita a scacchi con Duchamp in un bar dalla grande vetrina come quelli di Hopper. Per il futuro mi piacerebbe rimanere impressa come un’icona pop di Warhol e volare nell’altrove come gli amanti di Chagall.

martedì 17 aprile 2012

Primo Toccare: Un trittico danzante.

Un paio di settimane fa ha debuttato sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bologna il Balletto Teatro di Torino con la coreografia Primo Toccare di Matteo Levaggi.


"In this work I see beauty spreading in something inhuman and eternal."


Così scrive il coreografo a riguardo.
Ho avuto la fortuna di vedere il balletto, ho letto recensioni varie sparse per il web, ma fin da subito, ancor prima di vederlo dal vivo, quest'opera mi aveva attratta. (Probabilmente il titolo, le foto).
L'opera si suddivide in un trittico performativo, dove la danza è assoluta dominatrice insieme al corpo danzante.
La danza appunto, linguaggio muto, vasto, irripetibile, talvolta incomprensibile?
I tre episodi, White, Black and Red si srotolano susseguendosi in movimenti sciolti e fluidi, a tratti sincopati. Scenografia minimal ed essenziale, come la musica che percorre l'opera.
White - tutto è bianco, tutto è azzerato, in un congelamento immanente, i corpi dei danzatori si muovono a seconda del suono che si traveste da respiro, la scena è un tutt'uno che vive.
Luci bianche, scenografia bianca, installazioni del duo di artisti CORPICRUDI (Samantha Stella e Sergio Frazzingaro). In White due teche posizionate ai lati come pilastri del nulla, inglobano al loro interno due corpi vivi immobili di due modelle a loro volta vestite di bianco. Ed ecco il primo ossimoro scenico, i danzatori si alternano con i loro corpi serpentini, si sciolgono, si rialzano, si muovono, si spostano fluidamente quasi come latte (o liquido spermatico?) e le teche con le modelle fisse, intoccabili, statiche fino alla fine, lì è tutto fermo, tutto immobile, condizione post-umana? Diventeremo manichini, o lo siamo già?
In avanscena sapientemente illuminata un'altra teca, orizzontale, due fiori bianchi e un teschio dominante. Ci siamo è il trionfo della vanitas, la caducità della vita è protagonista.
La bellezza non è altro che l'effimero che si dispiega lungo il tempo che non aspetta nessuno.
Trionfa la vita o la morte? A fine del primo atto, un danzatore disteso a terra e l'altro chino sulle sue labbra con le braccia aperte all'indietro con effetto ali di cigno. E' la morte del cigno, o il risveglio dell'amore? Sicuramente è la vittoria della purezza formale stile Canova.  (il tutto mi riporta per un momento ad Amore e Psiche)






Black - La scenografia si tinge di nero, profondo, infinito, oscuro. Ecco l'installazione al centro con le due modelle poste dietro un altare dal design più che contemporaneo, leggero e trasparente. Un altare sacrificale, la musica è da rituale, se non fosse che per certezza mi stavo trovando a teatro, vi assicuro che si era creata un'atmosfera così lugubre e trascendentale, che avrei pensato di trovarmi a spiare una setta danzante tributaria del sacrificio dell'eternità della bellezza, quella che aveva tanto angosciato l'animo del giovane Dorian.




Red - L'atto finale. Luci rosse, la scenografia per tutto il balletto si è potuta ben affidare all'uso performativo delle luci. Si tratta di un assolo, il danzatore si contorce su se stesso, si amplifica, si strugge si spalma sul palco a ritmo di suoni taglienti, di affanni, sospiri in tensione. Come contorno due copie di statue greche. Eccoci da statue viventi ad un ritorno alle origini, alla purezza formale per eccellenza, al canone di Policleto risvegliato, siamo catapultati ad uno scontro diretto con la classicità Greca. La bellezza senza tempo, dal manichino di moda alla statua greca. Geniale.








Il tempo spietato che passa e la giovane bellezza che sfiora, per una visione parnassiana dell'arte dove la danza si esprime al meglio. Il tutto contornato da luci bianche, poi nere, poi rosse sapientemente distribuite, le installazioni CORPICRUDI che giocano sulla vanitas oscillando tra un gioco rimato tra antico e contemporaneo. Gli abiti dei danzatori rispettivamente bianchi, neri  e rossi, trasparenti, leggeri e adiacenti ai corpi modellati.
L'art pour l'art trova vita in questa opera, che però credo sfoderi importanti riflessioni su temi come la bellezza e il tempo. 
Ad uscita sala, ho potuto udire alcuni commenti degli spettatori comparando questo tipo di balletto a classici come può essere "Il lago dei cigni", è palese che il gusto benpensante delle signore si vada a riflettere maggiormente sulla secondo tipologia.
Ho sentito commenti del tipo: "io questi balletti , non li capisco bene, trame confuse, troppi rimandi, bravura indiscussa della compagnia di danza, ma rimane il fatto che non arriva, non si capisce insomma..."
Primo toccare è sicuramente appetitoso ed estremamente piacevole per la fruizione estetica, ma il mio personale giudizio è che l'arte non debba contenere necessariamente una trama, non ha la pretesa di essere didascalica, non ha pretesa di arrivare sempre chiaramente ed esplicitamente alla ragione. A volte vuole dire semplicemente non dicendo... Credo che un'opera di questo genere passi attraverso i sensi e che non voglia direttamente palesare niente. 
E' un accenno del tutto. E' uno spunto come già ho scritto su temi importanti che ognuno poi ha bisogno di approfondire o meno.
Concludo, ponendo enfasi sul titolo stesso del balletto.
Primo presuppone un inizio, toccare una fine.
Un continuum (cin)estetico, ve lo consiglio vivamente.
Sotto un assaggio video.


                                                                                                       FEDERICA FIUMELLI





Nessun commento:

Posta un commento