Un mio autoritratto? Avrei voluto avere i capelli della venere di Botticelli, il sorriso della Gioconda, gli occhi alla Picasso, il collo alla Modigliani, i colori di Matisse, il corpo scolpito da Canova e la grazia delle muse Preraffaellite; avrei voluto essere di una bellezza fredda e smaltata alla Otto Dix per giocare una partita a scacchi con Duchamp in un bar dalla grande vetrina come quelli di Hopper. Per il futuro mi piacerebbe rimanere impressa come un’icona pop di Warhol e volare nell’altrove come gli amanti di Chagall.

domenica 13 maggio 2012

It's time of Duffy!



let's play and start this photographic travel...

Cioè. Vedete? Come si fa a non entrare ad una mostra che già come "copertina di lancio" ha una foto di questo calibro? 
Esteticamente seducente, l'estro di Brian Duffy, ci regala scatti di anni boom come quelli '60-'70, anni di un mondo glam, raffinato, pop.
Il fascino maledetto di Bowie in questa foto appartenente al ciclo Scary Monster tenta, quasi obbliga a fare passaggio alla mostra che ho avuto occasione di andare a vedere al Museo di Fotografia Alinari di Firenze.
Ma chi era Brian Duffy?
"Prima degli anni sessanta un fotografo di moda era alto magro e molto effemminato. Ma noi tre siamo tutt'altro: bassi, grassi ed eterosessuali...Non permettevamo a nessuno di dirci cosa dovevamo fare." 
Così si presenta lo stesso Duffy, facendo riferimento con quel NOI alla famigerata "Black Trinity" comprendente Bailey e Donovan; il trio che rivoluzionò la fotografia di moda da quella scontata anni '50.
La mostra dal titolo "Photographic Genius" si apre con bellissimi, raffinatissimi, elegantissimi (consentitemi l'uso di questi superlativi perché verbalmente permettono la descrizione più appropriata) scatti per Vogue. Scatti che onorano anche la grazia e la bellezza di Firenze, città ospitante dell'esposizione.







Da subito di respira un ritorno negli anni luccicanti della swinging London, con modelle eteree come Veruska, studi fotografici, vestiti dai tagli e stampe geometrici.
Poi serie di scatti prevalentemente in bianco e nero di celebrità come l'attorone Caine, Lennon, Black Sabbath, l'allora modella Grace Coddington nonché attuale direttrice creativa di Vogue America a fianco della super Anna Wintour.  







La mostra è quindi una carrellata, un reportage di quegli anni così spensierati e prolifici dal punto di vista artistico.
Presenza di scatti anche colorati, provocanti, raffiguranti semi nudità e donne già proto-plastiche.


E poi gli scatti dedicati a lui, al Duca Bianco, al nostro signor David Bowie.





 Al personaggio del panorama musicale più accattivante e androgino di sempre, a lui che cantava "We can be hereos just for one day."
Duffy (heroe) lo è stato e lo sarà per sempre per la fotografia.




PS: Fatevi un giro al Museo Fotografico Alinari, perché propone pezzi rari, archivi e apparecchi fotografici ottocenteschi, tributi a Nadar, pezzi di Bresson, Atget, Muybridge, Adams e tanti altri!! Suuuu non perdete l'occasione di immergervi in uno spaccato di storia della fotografia, dal 1839 in poi.


                                                                                                                          
                                                                                                               Federica Fiumelli



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