Un mio autoritratto? Avrei voluto avere i capelli della venere di Botticelli, il sorriso della Gioconda, gli occhi alla Picasso, il collo alla Modigliani, i colori di Matisse, il corpo scolpito da Canova e la grazia delle muse Preraffaellite; avrei voluto essere di una bellezza fredda e smaltata alla Otto Dix per giocare una partita a scacchi con Duchamp in un bar dalla grande vetrina come quelli di Hopper. Per il futuro mi piacerebbe rimanere impressa come un’icona pop di Warhol e volare nell’altrove come gli amanti di Chagall.

mercoledì 23 ottobre 2013

"Minàlo", Stefano Perrone @BRERART

Spazio San Giorgio presenta "Minàlo"
BRERART, Milano  -  23-27 Ottobre 2013
Inaugurazione Giovedì 24 Ottobre h. 19.00 
presso Duomo Store, Piazza Duomo angolo Galleria Vittorio Emanuele II, Milano


Ecco il mio testo per i lavori dell'artista Stefano Perrone.



L'artista ci propone dei mash up digitali, veri e propri collage metafisici.
Coniugando vari elementi si può trovare il duomo di Milano stagliarsi da sfondi neutri e sabbiati, pennellato da una tinta nera... che l’autore sia l’uomo vestito retrò, perduto da una foto vintage di fine Ottocento, che al posto della testa ha un pennello?
Tutto è surreale, la realtà si tinge di toni seppia e noir per un’ atmosfera delicata di altri tempi, elegante e allo stesso tempo in un altrove futuristico per l’assurdità trasbordante.
E ancora mezzi busti fanta-edili, come sarebbe avere un collo e un volto che non sono umani bensì architetture? Lasciate indietro la classica mitologia, (i centauri, le sirene, i minotauri sono out) il nuovo mito è la modernità.
Quelli che l'artista ci presenta sono anfibi tra lo ieri e l’oggi.
E non mancano gli elementi digitali che riportano a un passato pittorico, pennellate virtuali si ergono come improbabili ombre, neri e rossi, densi, da perdersi, una stesa di colore, spartiacque tra informe e icasticità.
I paesaggi, fotografie in bianco e nero che vengono ritagliate, ritagli di scorci vengono reinterpretati in questi mash-up, da bravo image jocker Perrone mischia le sue carte, accostando realtà e virtualità, colore e paesaggio, paesaggio e umanità, naturale e artificiale.
Non ci sono generi definiti, tutto è incastro dell’altro, un divertente puzzle visivo che punta sull’impazzo, ecco una figura maschile dagli antichi outfit emergere da una pennellata folta e oscura, al posto del volto la parte frontale di un vecchio tram.
Nostalgia e follia si ritrovano alla deriva, in un senza luogo, in un probabile ma incerto, in un insieme di visioni e surrealtà, polifonicamente dissonanti.

Federica Fiumelli










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