Un mio autoritratto? Avrei voluto avere i capelli della venere di Botticelli, il sorriso della Gioconda, gli occhi alla Picasso, il collo alla Modigliani, i colori di Matisse, il corpo scolpito da Canova e la grazia delle muse Preraffaellite; avrei voluto essere di una bellezza fredda e smaltata alla Otto Dix per giocare una partita a scacchi con Duchamp in un bar dalla grande vetrina come quelli di Hopper. Per il futuro mi piacerebbe rimanere impressa come un’icona pop di Warhol e volare nell’altrove come gli amanti di Chagall.

mercoledì 15 marzo 2017

Massimiliano Usai - Di legno e di cenere @ Officina15





 

Nato a Bologna nel 1976. Si laurea in Urbanistica contemporanea nel 2005.
Ama da sempre la sperimentazione e l'interazione di pittura, arte, fotografia e bigiotteria ed è fondatore dello Spazio Omniae a Riola. "Di legno e di cenere" è il progetto visivo che dal 2016 ha scelto di presentare e raccontare, oltre che essere il titolo del disco di Roberto Vitale con il quale Usai condivide la passione artistica, i due infatti sono fonte d’ispirazione reciproca per i propri percorsi artistici e professionali.

Non i filosofi, ma coloro che si dedicano agli intagli in legno e alle collezioni di francobolli costituiscono l’ossatura della società.”
Aldous Huxley, Il mondo nuovo, 1932

Massimiliano Usai è un artista sensibile alle proprie origini, alle proprie radici, un osservatore e conservatore, oserei dire curatore del proprio territorio.
Alla ricerca di materiali essenziali, i supporti che predilige sono concreti, fisici, poveri, trovati, i pezzi di legno che raccoglie di volta in volta nel suo vagare inquieto e curioso sono multiformi e irregolari, hanno diverse dimensioni,  ma soprattutto appartengono come pelle ai luoghi nei quali l’artista vive o viaggia.
I supporti lignei che Usai elegge sono corpi grezzi, scheggiati, vissuti, consunti, sono già di per sé scenari preziosi e irrisolti come i soggetti che vanno ad ospitare.
Che siano paesaggi lagunari o di montagna, che siano corpi maschili o femminili, l’artista interviene con necessità, con urgenza facendo sempre dialogare la materia: pittura, fotografia, cenere o cera, con il supporto in legno e con la profondità del soggetto che coniuga ad un sentire vivace, attento, profondo mai stanco, onirico.
Le immagini fotografiche che Usai scatta o trova in rete, come la serie dedicata a soggetti pornografici, vengono, attraverso un accurato procedimento tecnico, impressionate sul legno, traslando così materialmente e concettualmente. L’immagine fotografica perde la propria definizione, l’abbandona, si spoglia, per scivolare sul rugoso supporto ligneo, diventando così un’impressione pittorica, sussurrata, delicata, quasi accennata, abbozzata, irrisolta, vaga ed etera come un eterno sognare.

I personaggi diventano altro nello spazio immaginifico della pittura, soprattutto nella serie sopracitata, dove il contesto a carattere erotico-ludico perverso e talvolta kitsch viene abbandonato, il porno viene eroso, bruciato, letteralmente oscurato per divenire e risorgere nei confini di altre immagini, seducenti, intime, nudi dolci, privi di malizia.

I paesaggi naturali invece, appartengono ad un immaginario comune per chi abita queste antichi appennini, e fin da subito l’osservatore riconosce e si riconosce in quei luoghi silenziosi, immensi e soavi, i profili montuosi e lagunari dipinti da Usai divengono profili corporei, astratti, informali, densi di memoria personale e storica.

Le montagne e i laghi dipinti vengono sottratti da dettagli inutili e quello che ne rimane sono grumi di materia vitale. I depositi materici sono depositi di memoria, evocativi, risultati di combustioni, erosioni, processi chimici-alchemici, nei quali la materia si trasforma, muta come corpo incandescente. Il formato orizzontale inoltre ci riporta ad un taglio fotografico di memoria paesaggista, dove Usai trae forza come un eco, un richiamo.

“Natura Naturans” per citare un grande pensatore moderno come Giordano Bruno, nei paesaggi di Usai, ciò è percepibile più che mai, l’idea di una natura panteistica, genitrice, divina, totalitaria, avvolgente, immersiva, fuori da ogni logica, potente e inaferrabile, ma anche melanconica, tarkoskiana, indistinta, bagnata di memoria e bellezza.

In un giorno qualunque, come nei testi del musicista Roberto Vitale che accompagna fortemente la poetica di Usai, ci ritroviamo in un immaginario fortemente autoriale, personale, all’interno di un autoritratto – ritratto.

Ma Usai riesce a coniugare il micro al macro, legando, connettendo il proprio sguardo allo sguardo del mondo.

Ma perché proprio il legno?
Il legno è materia nobile e strana, non è più terra e carne non è ancora; è come il latte che non è sangue ma è già più che acqua.
Luigi Santucci, Volete andarvene anche voi?, 1969

Il legno diviene così uno strumento laico e profano allo stesso tempo, carico di mistero e fascino, un supporto evocativo che invita l’osservatore oltre che allo sguardo, al tatto.

Le combustioni e la cenere che Usai Utilizza nelle proprie tecniche lavorative ci riconducono ad un’idea di arte che non ha paura a mostrare i propri meccanismi, i propri procedimenti e decadimenti, non a caso lo stesso artista cita un’importante dichiarazione di Gilberto Zorio:  “Aspiro a un’arte che non sia fissata in una forma, che si apra all’imprevisto, che agisca.”

Tanti gli artisti ai quali Usai deve la propria formazione e ispirazione, tra tutti Mimmo Rotella che con la famosa tecnica del dècollage lo ha portato ad esplorare vari supporti di e da strada, celebrando un’estetica “sporca”, irregolare, tra colla e materiali da recuperare. Come non pensare invece alla fotografia di Francesca Woodman, per la condivisione di atmosfere sfumate, talvolta scure, intime, profonde e fantasmagoriche, dove il corpo diviene metafora di un’esistenza complessa ma meravigliosa; alla pittura del tedesco Anselm Kiefer per la densa e corposa materia depositata sulla tela. E ancora non di ultima importanza il silenzioso dialogo con il vicino (non solo geograficamente) Giorgio Morandi, per la terrosità della scelta tonale, per lo sguardo sempre pronto e attento ai paesaggi natii, per la dedizione con quale il silenzio, ma soprattutto una certa atmosfera vengono evocati tramite il gesto pittorico.

La quotidianità romantica e fisica che Usai ci restituisce nei suoi lavori e la forte manualità che accompagna il suo fare artistico lo caratterizzano, distinguendolo nel vasto panorama contemporaneo per la sensibilità che dedica alla ricerca, al tempo di esecuzione. Esecuzione perché i pezzi pittorici di Usai vanno osservati e ascoltati, toccati esattamente come se fossero brani musicali, vanno eseguiti nello spazio effimero della memoria lasciando che i sensi trovino forma e melodia.

Usai è un’artista che ama pesare all’arte come qualcosa di sinestetico, di totalizzante, dove i vari medium possano dialogare tra loro in maniera spontanea, e ciò lo rende estremamente contemporaneo, allineato in questo nostro tempo che sfugge.

Federica Fiumelli



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