Ecco pubblicato il mio ultimo pezzo sul nuovo numero di
Frattura Scomposta.
www.fratturascomposta.it
Enjoy!
:)
Sarà che nelle sere di
autunno davanti a una tazza di tè c’è il bisogno di fantasticare anche davanti
a uno dei quadri più famosi al mondo.
Le foglie si staccano dai
rami, e ingialliscono, ricoprono le strade e le certezze anche. Le prime arie
fredde dopo l’estate, riportano il bisogno stringersi per pensare. Il quadro di
quella sera era talmente conosciuto che la sua fama lo procede. Diventato ormai
un must nell’immaginario comune, “Il Bacio di Kilmt” una fredda sera d’autunno
è stato il mio fedele compagno, il mio ispiratore, il viaggiatore venuto da
lontano che bussando alla mia porta per un riparo, davanti al fumo del tè
bollente ha tenuto accesa la mia fantasia.
Succede che a volte
sfogliando qualche libro polveroso salti fuori qualcosa.
Quella sera fu proprio “Il
bacio”, olio a tela del 1907-1908, capolavoro del periodo oro dell’artista
austriaco Gustav Klimt, celebre pittore simbolista, appartenente alla
Secessione Viennese e rappresentante dell’Art Nouveau.
Liberamente ispirato ai
mosaici bizantini, il bacio riempie il cuore per la lucentezza dell’oro
utilizzato. I protagonisti sono due amanti cinti in un abbraccio,
nell’abbraccio più famoso del mondo. Leggeri, lontani, evanescenti, irraggiungibili,
sembrano volare via col vento.
Un tutt’uno cosmologico,
brillante, prezioso. Gli amanti sembrano un unico battito. Ma invece ecco che
scorgiamo i due differenti abiti, l’uomo tappezzato di fantasie rettangolari in
nero e la donna di linee ondulate e circolare con zone rosse blu e verdi.
Con i capi cosparsi di
fiori le menti degli amanti sono fiorite, decorate, perché di decorativismo è
intrinsecamente intinta la poetica di Klimt.
Ed è una primavera che
sostiene sotto i piedi gli amanti, il prato fiorito che gli accoglie. Ma poi un
precipizio forse? Niente più verde, solo un vuoto d’aria.
Il vuoto d’aria che
arresta i cuori più coraggiosi, quelli che osano amare e quindi di soffrire
irrimediabilmente.
Ma forse qualche volta ne
vale la pena soffrire, per qui momenti da attimi, per quei momenti in cui
magari un abbraccio soffoca tutte le parole.
L’uomo ha il capo chino è
totalmente follemente spinto verso l’amata che getta la testa all’indietro in
una resa. Non ci si può esimere dall’amare e dall’essere amati. La donna ha gli
occhi chiusi rapita in un sonno momentaneamente eterno, scivolata
nell’abbandono che amore vuole, senza difese, senza riserve, accoccolata nelle
mani, cesta, custodi dell’uomo amato.
La donna in ginocchio e
l’uomo stretti l’uno all’altra sembrano formare una L, una L dorata di Love.
L’amore universale è celebrato, delicatamente, preziosamente, vellutatamente,
sofficemente, come neve al sole, come ebano e miele, come cera e candela.
Viene celebrato un mondo
ideale, astratto, lontano dalla realtà, puro e mistico, senza spazio e tempo. I
due amanti si ritrovano in una sorta di conchiglia, di scrigno, di cassetto.
Hanno in sé tutte le storie d’amore del mondo, quelle state, quelle si stanno
consumando in questo preciso istante e quelle che verranno, alba e tramonto,
essi vivono in una lacrima.
Nella loro pacatezza ed
estasi sono implacabili come una sinfonia di Beethoven, abissali e
coinvolgenti.
E’ un mondo a parte, un
bacio stretto tenuto tra due mani, in segreto, in silenzio.
Sssssh. Sembra quasi di
sentire qualcuno che ci inviti ad un silenzio religioso, per osservare quella
perfezione in goccia, in attimo, breve e sfuggevole come fumo. E intanto il tè
si raffredda. Eravamo partiti da un libro polveroso, aperto per caso, ed ora ci
troviamo in un aldilà dorato a spiare silenziosamente due amanti fuori
stagione.
Quell’interruzione di
prato fiorito, quel burrone, ci spingono a pensare che l’amore porta ai bordi,
ai lati, alle altezze, alle vertigini, a punti di non ritorno, a picchi, a
vertici, ai limiti del nostro esistere.
Negli spazi più insidiosi
campeggia amore, ed è fiero, coraggioso, tanto coraggioso. Ruggisce quasi.
Come si saranno conosciuti
i protagonisti del bacio di Klimt?
Fantastico un po’ ancora
davanti la tazza di tè, adesso ci sono anche dei biscotti. Sono “Gli Abbracci”
di una nota marca italiana. La pubblicità recita: “Nessuno seppe mai se fu il
cacao ad abbracciare la panna o viceversa”. Cosa non si inventano i
pubblicitari penso. Furbastri. Ma tornando a protagonisti di Klimt, lui avrà
incontrato lei in una giornata di sole mentre era stesa sotto un albero a
riparo? Lei avrà notato lui mentre raccoglieva margherite profumate in quel
campo vicino casa? Erano cresciuti insieme e poi avevano scoperto di amarsi?
Chissà poi una volte
conosciutosi e riconosciutosi come avevano iniziato a parlare, chissà come si
guardavano e chissà di cosa ridevano insieme.
Chissà se lui per
conquistarla le leggeva qualche storia, o sei lei sorridendo alle sue parole lo
innamorava sempre di più.
Chissà chissà chissà.
Chissà cosa li aveva
spinti sul quel confine, sul quel ciglio, su quel lembo, dove le anime per non
sfuggirsi hanno l’istinto di perdersi in un bacio.
E allora mi viene di
pensare ad un libro di Grossman.
Che tu sia per me il
coltello. Il coltello attraverso il quale frugo e scavo in me stesso. Per
conoscersi occorre amare.
Quel bacio era molto più
di un bacio, era il cercare dentro se stessi, era salvezza, era mordere l’anima
dell’altro, era l’arresa prima di.
Ma come si chiameranno gli
amanti? Sveva? Filippo? Elizabeth? Lèopold?
Ricordano Tristano e
Isotta, Paolo e Francesca, Dante e Beatrice, Lancillotto e Ginevra, potrei
continuare all’infinito.
Magari citerei anche me e te, te che forse non
leggerai queste righe. Te che non sai che a te sto scrivendo.
Un te che ancora non
esiste. O a te che sei esistito solo per qualche attimo.
A te che ancora non
conosco, a te che stai leggendo queste parole.
Perché gli amanti esistono
prima del bacio, prima di loro stessi.
Federica Fiumelli
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